1. IN SARDEGNA. Leggende e cronache dei tempi antichi (Parte 1)

    JOSTO

    [scritto anche Iosto (in latino: Hiostus; Cornus, III secolo a.C. – Decimomannu, 215 a.C.)].

    Era Pretore in Sardegna Q. Muzio Scevola, e ferveva la guerra fra le due grandi rivali Roma e Cartagine.
    La Sardegna, dominio primo dei cartaginesi, era divenuta serva dei romani; ed i novelli signori, con tirannico governo, esercitavano sopra i sardi tutti i loro diritti di conquista.
    Sono sempre dubbie le sorti della guerra, e Roma, da scaltra, sfruttava, per il tempo che poteva tenerla sotto il suo potere, la Sardegna, che allora era – insula magnitudine et multitudine hominum, et omnium fructuum genere execllens – come scrisse Polibio.
    Ma un giorno lo spirito d’indipendenza aleggiò sopra l’isola, e nel petto dei sardi principiò a battere con violenza il cuore, perché dalle città ai più umili villaggi, dai monti al mare, era corso un grido: Libertà!
    Ed a quel grido si adunarono armi e armati, e si formarono le schiere.
    Il nemico era potente, ed era contro Roma, che aveva tante legioni da non bastare a contenerle l’isola tutta, che si ribellarono i generosi figli della Sardegna. Ma si contano forse i nemici quando si combatte per toglierci dal piede l’anello dello schiavo?
    Guida i Sardi alla guerra santa un prode, un eroe da leggenda, Josto.

    Nel territorio dove oggi sorgono i due villaggi Santu Lussurgiu e Pozzomaggiore, abitava una tribù fiera e valorosa. Erano uomini indomiti dalle membra vigorose, in parte coperte da pelli di muflone, e che si chiamavano Pellidi, forse dalla natura della loro veste.
    Ribelli a qualunque dominio, vivevano temuti e rispettati entro il recinto delle loro capanne, ed amavano molto le loro donne e la terra dove erano nati.
    Per i nemici le abitazioni dei Pellidi erano covi di fiere, ma per gli amici erano luoghi di sacro asilo. Chi aveva un’onta da vendicare, chi un prepotente da punire, correva presso la generosa tribù, e vi trovava sempre un braccio che si univa al suo, un ferro che colpiva, un labbro che non mentiva, un cuore che non tremava.
    Dall’arco dei Pellidi non scoccava invano il dardo, ed in tutta l’isola correva sì la fama delle loro gesta alla guerra, alla caccia, alle corse, che si diceva: bravo come un Pellide.
    Odiavano essi tanto i Cartaginesi quanto i Romani, ed era con gioia feroce che contemplavano le punte acuminate delle loro lunghe lance tinte col sangue dei conquistatori.

    Era alta la notte. In un luogo appartato, cinto da alberi annosi, stavano più di cento Pellidi.
    La luna, delizia del nostro cielo, versava la sua luce bianca, vaporosa, sopra quei volti fieri dalle lunghe barbe, e sopra le punte delle picche che parevano d’argento. Il capo della tribù, Orosio, vecchio venerando, stava in mezzo ai suoi, e parlava loro con voce vibrata, e la sua parola accompagnava con gesti concitati.
    Ad un tratto egli tacque, ...

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    Last Post by Manuel Rossi il 6 Dec. 2023
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